[Attorno a Van Gogh] Piero Zuccaro e i cieli diurni

  *L'INTERVISTA E' UN'ESCLUSIVA DI CICCHETTI D'ARTE*


Mostra "Attorno a Van Gogh" fino al 6 giugno al Centro Culturale San Gaetano di Padova

Si ringraziano il curatore della mostra Marco Goldin e Clara Scandiuzzi per la disponibilità ad intervistare alcuni degli artisti presenti alla mostra.


1- Nel catalogo della mostra parla di questo suo viaggio a Parigi dove è rimasto folgorato dalle opere di Van Gogh: cosa l'ha colpita nello specifico? C'è stata un'opera in particolare che le ha lasciato il segno?

 Quando sono entrato nella sala Van Gogh del museo d’Orsay sono stato investito da un senso di commozione improvvisa e inaspettata. Era la prima volta che mi trovavo davanti a delle opera di Van Gogh. In particolare ricordo la chiesa di Auvers. Le linee ondulate delle pareti che davano instabilità alla struttura, mi ha dato una sensazione di sofferenza e di un dolce malessere. È una sensazione difficile da spiegare che però  ha sostenuto l’emozione per la realizzazione dei lavori esposti in mostra al centro san Gaetano.

2- Secondo lei l'artista aveva "un disperato bisogno di comunicare amore". E' un sentimento che anche lei affida anche alle sue opere?

 Spero proprio di si, però non puoi pianificarlo, puoi desiderarlo. Nei miei lavori desidero trasmettere l‘amore inteso come qualcosa che ci innalza nel sentimento e nella spiritualità. Ultimamente visitando  le mostre, alle opere chiedo semplicemente una sospensione che trasmetta pace e calma. Matisse dice, “l’arte deve essere un calmante cerebrale”.  

3- Il cielo diurno è il soggetto che le ha affidato il curatore Marco Goldin. In che modo ha cominciato a studiare questo elemento che "banalmente" osserviamo tutti i giorni? 

Quando Marco mi ha comunicato che avrei dovuto affrontare il soggetto dei cieli diurni ho avuto un po’ di tensione. Negli ultimi tempi ho affrontato atmosfere di interni di edifici sacri e uscire all’aria aperta è come essere stato abbagliato per un attimo dalla luce solare intensa. Ho incominciato a guardare il cielo cercando di scovare nei minimi passaggi cromatici un senso di struttura dello spazio. Le infinite sfumature delle nuvole creano architetture aeree che si intersecano e formano una dimensione articolata trasparente, leggera e vibrante. Quando ho colto questa sensazione  sono partito per la realizzazione dei quadri. 


4- Il cielo è composto da molteplici elementi: quali sono quelli che ha usato per comporre queste opere? 

Il cielo è formato da vari elementi imprendibili che mutano di continuo. Ho osservato la linea della terra che confina con il cielo. Alcuni lavori li ho chiamati “tra terra e cielo”, per indicare il percorso dello sguardo che dal basso va verso l’alto. Il cielo si pone davanti al nostro sguardo con una apparente chiarezza ma in realtà nel momento che lo vuoi rappresentare ti accorgi che è una magia che nasconde una profonda complessità. Molti sono gli elementi che compongono il cielo ma questo ti rimanda sempre a qualcos’altro che difficilmente sai decifrare. Ecco, è a questo punto che incomincia il vero lavoro. 

5- Per quanto riguarda la tecnica, cosa ha preso e fatto suo dall'arte di Van Gogh? 

La pennellata a tassello che Van Gogh prende dagli artisti del puntinismo come Seurat e Signac è certamente un punto di partenza. Questi artisti hanno capito che la pennellata se frantumata apporta alla pittura maggiore vibrazione. In Van Gogh la pennellata diventa un tassello allungato, bellissimo che disegna il soggetto e ne rivela la cromia. La pennellata di Van Gogh crea nell’opera una continua vibrazione di luce che mi è rimasta dentro fin dalla prima volta che l’ho osservata.Ho dipinto i miei lavori dando un carattere evidente a questa pennellata creando un tassello cromatico abbastanza presente. Il cielo così imprendibile, mi ha creato non poche difficoltà, soprattutto nel dosare gli elementi di luce e materia che sembrano elementi opposti ma che in realtà possono convivere insieme, come nella pittura di Van Gogh. Ho utilizzato il puntino colorato per frantumare con la vibrazione tonale la materia densa e  penso di aver raggiunto un buon compromesso tra presenza e assenza degli elementi che compongono il cielo.    


6- In alcune opere come "Al silenzio delle nuvole" il cielo sembra trasformarsi in un bellissimo prato pieno di colori. Questa simbiosi avveniva anche nelle opere del Maestro?  

Certamente. Se osservate i quadri di Van Gogh noterete che per lui un fiore è come una nuvola e un paesaggio è come un viso. Lo sguardo scivola su tutto e non viene mai arrestato come in un vortice energetico. È meraviglioso lo sguardo che dal particolare arriva a cogliere l’universale. Sono tanti gli artisti che hanno questo tipo di sguardo sul mondo. In un viso puoi trovare i percorsi di un paesaggio, il trascorrere delle stagioni, i traumi e le gioie della vita. Questo è molto evidente nell’opera del maestro olandese. Anche una nuvola può essere sofferente o un fiore può esprimere gioia infinita. La pittura è rivelazione.  

7- Cosa ha insegnato Vincent Van Gogh alle generazioni venute dopo di lui? 

La pittura di Van Gogh insegna ad essere schietti e diretti nell’esprimere le cose. È un modo di agire semplice e colto insieme. I suoi soggetti sono semplici e l’esecuzione tecnica diretta e immediata e qui sta la sua grandezza e l’insegnamento per la pittura moderna. 

8- La pennellata fortemente materica nella sua (artista) arte, che valore ha? 

È un fattore naturale. C’è chi ha il tratto leggero e chi il tratto pesante. Nel tempo scopri che altri artisti hanno la necessità come te di mettere una pennellata corposa fino a diventare massa materica. Vorrei ricordare una citazione del grande Ennio Morlotti maestro dell’informale italiano che diceva “un etto di verde non è più verde di un chilo di verde”, questo per dire che anche qui ci troviamo davanti a una necessità che scaturisce dalla sensazione. Osservo che la materia cromatica cattura la luce naturale e quindi nei dipinti materici troviamo oltre alla luce dipinta anche la vibrazione della luce solare reale. 


9- C'è stata qualche novità (stilistica, emozionale, tecnica..) in queste opere, rispetto a quelle che ha prodotto in passato?  

L’uso del punto cromatico è stato in queste opere usato con più attenzione e devo dire che mi è entrato dentro in una maniera inaspettata. Credo che trasmigrerà anche nei lavori futuri. Anzi sta già accadendo. 

10- Secondo lei, dopo aver studiato le opere di Van Gogh, qual era il cielo che più lo rappresenta? 

Paradossalmente penso che il cielo notturno “Notte stellata sul fiume Rodano” lo rappresenti maggiormente rispetto ai cieli diurni. Nella visione notturna lo sguardo dell’artista è rivolto alla totale vibrazione del cielo mentre  nei cieli diurni è presente la luce totale del paesaggio. Nell’opera “Il Seminatore”,  secondo me, raggiunge la densità cromatica della notte stellata e in questo quadro il cielo si fa terra e la terra si fa cielo. 

11- Lei e il collega Giuseppe Puglisi vi siete dovuti confrontare con il tema del cielo in due momenti diversi della giornata: vi siete scambiati consigli e/o suggerimenti?  

Come sempre con Giuseppe si discute di quello che accade in studio e anche per questa occasione si è parlato molto. Rimaniamo entrambi colpiti di come i lavori siano autonomi pur essendo dipinti nella stanza accanto.  La cosa che ci accomuna è cercare di ricreare la vibrazione luminosa. 


12- Cosa le trasmettono i diversi stadi del cielo - alba, mezzogiorno, tramonto, notte? 

Quattro canti di armonie diverse accumunate dalla stessa sostanza. 

13- Quali stati d'animo sono riflessi nel suo cielo? 

Una sensazione di dilatazione. 

14- Oltre al cielo di van Gogh, quali altri lo hanno fatto emozionare? 

Il blu oltremare del giudizio universale di Michelangelo e della Cappella degli Scrovegni di Giotto.

  


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